martedì 31 maggio 2011

The heart tells the story

Milano (Italy),
May 26th

Quanto costa un anello in oro vinto al Super Bowl in termini di sudore e abnegazione? Un percorso lunghissimo, fatto di impegno, forza di volontà e voglia di rialzarsi sempre, yard dopo yard, da un campo infangato che ti esorta a smettere. Arrivi a quel Super Bowl solo se ci hai creduto veramente, per tutta la tua dannatissima vita fino a quel giorno. A volte a noi capita di non aver voglia di allenarci, o di sentirci troppo bravi sol perchè abbiamo eseguito una volta tanto un buon placcaggio, una discreta ricezione o una bella corsa. Per arrivarci però, a quel giorno, dove oltre cento milioni di americani hanno gli occhi fissati sul tuo casco, di placcaggi, di ricezioni e di corse non buone ma ottime, ne dovrai aver fatte a migliaia. Solo per poter timbrare il cartellino di presenza. Poi guardi Mike Lodish che ti sorride e ti dice che – con i suoi anelli al dito – di Super Bowl ne ha giocati 6. E nei tuoi occhi quella strada infinita che avevi immaginato fino a un secondo prima, si allunga ancora di più…

Probabilmente da ieri sera, il concetto di sudore e abnegazione per noi, avrà tutt’altro significato. Non significherà stringere i denti se fa male una mano, significherà strapparsi il cuore di dosso e poggiarlo sulla linea di scrimmage per farlo vedere a chi ci sta di fronte e ai nostri fratelli che combatteranno con noi. “Have fun!” ci ha detto sempre Mike, con la polo dei Broncos sporca di fango e terra come l’ultimo dei ragazzi Rams che si allenavano. Divertiamoci, con la stessa passione con cui lui e Johnny Tusa hanno saltato un oceano per venire a spiegarci quanto bella sia la palla ovale. Perchè di quegli anelli al dito noi probabilmente non ne porteremo mai, ma quel cuore poggiato sulla linea di scrimmage ci unirà da continente a contiente. Così, proprio come ci ha salutato Coach Tusa: “Remember guys… The score does not tell the story. The heart tells the story.

(nella foto in alto) Enricuzzu e Coach Johnny Tusa
(nella foto in basso) Enricuzzu, Coach Randy Beverly Jr sulla sinistra e Mike Lodish sulla destra.

mercoledì 11 maggio 2011

Caro Renzo, questa favola è anche sua...

Palermo (Italy),
May 10th

Caro Renzo,

mi scusi se non le do del "tu" come sicuramente lei vorrebbe, ma da piccolino mi hanno insegnato che davanti le persone grandi, per rispetto, il "lei" non guasta mai. E io per ora continuo così, specie quando parlo con qualcuno che di grande non ha avuto solo il nome, ma anche il cuore. Caro Renzo, ieri sera ho pensato a lei, che non ho mai avuto il piacere di conoscere ma che mi è entrato dentro in mille e più fotografie, quando in una Palermo in bianco e nero, alzava le braccia al cielo e sorrideva al mondo. Quella benedetta Coppa lei la sfiorò appena, gliela fecero prima assaporare e poi gliela tolsero via dal piatto con due vili sotterfugi. Che quegli attori che furono si vergognino ancora oggi per quella vastasaria. Quella Coppa lei la sfiorò soltanto ma ciononostante se ne andò via da questo mondo con lo stesso sorriso con il quale teneva in braccio mio fratello, quando era piccolo. Gli narrava delle favole, le dipingeva d'immenso e le appendeva in cielo, per mirarle con quegli occhi incantati che sono rimasti a mio fratello stesso, oggi che rivive quelle emozioni.

Oggi in quella Finale che lei conosce fin troppo bene ci ritroviamo di nuovo. Con le stesse maglie, la stessa passione e qualche generazione in più. Con un Presidente che probabilmente non ha il suo stesso tatto e la sua stessa compostezza, ma che sicuramente ha messo la caparbietà nel raggiungere un certo obbiettivo. Lo illumini lei caro Renzo, lei che ha sempre trovato il giusto compromesso fra amore e raziocinio. Lei che ci ha regalato mille emozioni come Maurizio Zamparini. Lei che - qualunque cosa accada - resterà marchiato a fuoco nei cuori dei palermitani. Anche di quelli giovani come me che, seppur non avendola mai "vissuta", a volte alzano gli occhi al cielo e lo ringraziano di averla fatta esistere. Questa favola è anche sua...