venerdì 19 marzo 2010

Once a Ram, always a Ram.

Milano (Italy)
March 18th

Proprio nel momento in cui sputo sangue per terra e non mi sento mai così tanto vicino all'aldilà, arriva una delle iniezioni di passione più belle di questa squadra. "Dai cazzo... se non ce la fai più a correre ti portiamo in braccio noi, ma non ti facciamo mollare!". L'urlo del resto della squadra - mio stupore - non è riferito a me, ancora miracolosamente nei ranghi al primo massacrante allenamento, ma ad un mio compagno di squadra visibilmente spalmato a terra. E' in quel momento che capisco che il fango che mi scorre sulla pelle ed il sudore attaccato sui muscoli stanchissimi, è la più bella sensazione che si potrebbe provare. Perchè la fatica fortifica lo spirito e la passione cementa una squadra.
Non so cosa mi abbia spinto ad entrare nei Milano Rams (clicca per guardare il sito) per cominciare a giocare a Football Americano. Probabilmente il fatto che sin da piccolo seguivo attratto la NFL americana e vedevo quello sport ancora più inaccessibile dell' "altro" football, quello europeo, mio primo grande e inarrivabile amore (il classico dei classici italiani). Anni ed anni di calcio giocato a più livelli, dallo juniores all'amatoriale, imparando cosa sia lo spirito di sacrificio e il senso di unione della squadra. Nel più romatico dei "tutti per uno, uno per tutti".

Al termine della parte atletica, disteso a terra con neanche la saliva per poter imprecare contro qualcuno, due ragazzi con armatura e casco si avvicinano e mi sollevano. "Grande... non ci credeva nessuno che riuscivi a finirlo tutto il primo allenamento!". Seconda grande iniezione di passione.
La fase di tattica e schemi, io - ancora ultimo dei rookie - non posso farla, servirà capire un paio di cose ancora. Tifare San Diego Chargers è un conto, giocare un kick-off return dal vivo è un altro. Cionostante, in pantaloncini e cappuccio della felpa alzato, sono ancora la, ai bordi del campo, accanto al Coach, pronto ad immagazzinare ogni singolo movimento pur di imparare alla svelta. Ed i sorrisi che si intravedono dai caschi degli altri ragazzi mi dicono che sto facendo la scelta migliore. Ricordo ancora i primi cinque minuti sul campo: da solo, di fronte alla linea dei Rams che, conoscendo appena il mio nome, urla "Enrico sei uno di noi!". Non importa chi sono, non importa da dove vengo, la squadra mi ha già abbracciato, contro ogni mia aspettativa. Ma d'altronde, il Coach in uno dei suoi ultimi editoriali sul sito lo aveva detto: "Perdere non piace a nessuno anche se a noi capita spesso, ma una vittoria conquistata senza sacrificio non è una vittoria. Per me una vittoria è vedere i miei ragazzi che si allenano, sotto la neve, con testa e cuore per superare i propri limiti. E quando c'è questa lealtà, c'è tutto."

Non so che ruolo andrò a coprire fra questi ragazzi: se running back o safety, se ricevitore per caso o diciottesimo dei quarterback. So solo che dopo questa serata al Centro Sportivo Saini ho capito che il Football Americano è davvero supendo come pensavo, ma i Rams no. Lo sono ancora di più.

(nella foto) Il Coach dei Rams, in una foto d'epoca.

martedì 16 marzo 2010

Greta Rossi: "Mio padre, che distratto!"

Palermo (Italy),
March 16th

Ciao... preferisci essere intervistata da Greta o da figlia di Rossi, dimmi la verità...
Sono sincera, pensare che possano chiamarmi per intervistarmi come “Greta e basta” è difficile, perché il cognome arriva prima. Ma non è una cosa che mi da troppo fastidio. Sono fiera di essere la “figlia del Mister”.

Allora io ti intervisto come “Greta e basta”...
Ecco, mi stai già più simpatico! (ride)

Sei già andata allo Stadio quest'anno?
Si, contro Lazio e Livorno, totale 6 punti, una media grandiosa!

Allora proponiamo l'abbonamento casalingo omaggio. Preferisci Curva o Tribuna?
Rigorosamente tribuna, mi piace stare concentratissima su moduli e azioni. Anche gli amici “da Stadio” sono selezionatissimi... non porto mai con me amici di squadre avversarie!

Hai fatto una Tesi in Marketing sulla “Valorizzazione degli Impianti Sportivi”. Qual'è quello che ti ha maggiormente impressionato?
Purtroppo ho visto pochi stadi all'estero ma di primo impatto direi l'Amsterdam Area, davvero splendida. In Italia dico subito il Ferraris, molto inglese, molto caldo. Anche il Meazza è grandioso ma non mi sta molto simpatico... (ride). All'ultimo metto l'Olimpico...

Seguire la partita sugli spalti all'Olimpico è proprio un atto di fede...
Si infatti, ti accomodi nei sediolini e ti fai raccontare la partita dallo zio al telefono... (ride)

Zamparini vuole costruire un nuovo stadio per il Palermo. Secondo te quale dovrebbe essere una delle caratteristiche principali?
Ti dirò la verità: ancora prima dello Stadio, credo sia più importante avere un proprio campo di allenamento. Ce l'hanno tutte le grandi squadre. Pensa che bello sarebbe un “Palermello”...

Confronto fra Tesi: dalla mia (“La percezione del Made in Sicily nel mercato statunitense”) venne fuori che l'82% degli americani, seppur legano subito attributi negativi alla parola Sicilia (es. Mafia, Padrino, Soprano's), hanno un'elevata valutazione positiva dei siciliani e del Made in Sicily (7,2 in una scala da 1 a 9). Come te lo spieghi?
Secondo me si deve ringraziare tanto la comunità sicula che vive negli States, che è apprezzatissima dagli americani. Anche Sasà Salvaggio mi raccontava come fosse maggiormente apprezzato a New York che quasi non in Italia, proprio per la comunità sicula che vi risiede. Un pregiudizio, uno stereotipo, si supera conoscendo le persone. Se impari a conoscere i siciliani il gioco è fatto. Poi aggiungi anche un paio di cannoli e hai vinto contro tutti... (ride)

Dopo aver partecipato a Miss Italia hai abbandonato la strada dello spettacolo per concentrarti su studio e professione. Sei stata per caso minacciata dall'alto da un papà che temeva di trovarsi un genero nello spogliatoio?
Sicuramente! (ride) La verità è che quella partecipazione a Miss Italia mi sfuggì di mano. Credevo fosse solo un divertimento, ma mi sono scontrata con una fortissima competizione all'interno. Una competizione cattiva, non costruttiva, di gente che vedeva una fascia ed uno sfilare in bikini come la grande occasione della vita. A me piace il gioco di squadra, l'amicizia, il divertimento... e quindi mi sono stancata. Poverino papà che ha dovuto rispondere a decine di domande di giornalisti che gli chiedevano della “figlia Miss” ed era costretto a negare. Non avevo considerato per nulla l'impatto mediatico e lui non la prese affatto bene.

Scherzi a parte, tre valori che ti ha insegnato tuo padre?
Umiltà e ambizione su tutti. Sembra un controsenso ma non lo è, e credo siano le due qualità migliori che riconoscono anche a lui nel calcio. Come terza dico la passione. Lui poteva fare qualsiasi lavoro, ma era appassionato di calcio e ha lottato sin da piccolo per portare avanti il suo sogno. E lo stimo tantissimo per questo...

Ti svelo un segreto. Tuo padre era già il cima alle preferenze dei tifosi palermitani anche quando non c'era neanche l'ombra che potesse sedersi sulla panchina rosanero...
Questo non lo sapevo. Mi riempe d'orgoglio e sono sicura farà felice anche lui.

E nella vita, quando lo “spediresti” in tribuna, come si fa per punizione con un calciatore?
Quando è distratto! E' tremendamente distratto e assente, ma la seconda non è colpa sua, è una conseguenza del lavoro che fa. Però a volte essendo distratto si fa prendere gioco anche da me, che ne approfitto per strappare dei “si” a dei viaggi stranissimi. Fosse un po' più attento, non me li permetterebbe mai... (ride).

Enricuzzu


(nella foto in alto) Greta Rossi
(nella foto in basso) Delio Rossi, allenatore del Palermo

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