mercoledì 22 giugno 2011

Tema 2011. Tracce: tutte.

Italia,
June 22nd

Tracce dei temi, Maturità 2011.

TIPOLOGIA A. Analisi del Testo: "Lucca", una poesia di Ungaretti.
TIPOLOGIA B. Saggio Breve / Articolo 1. Ambito artistico-letterario: "Amore, odio, passione" con brani di Verga, D'Annunzio e Svevo. 2. Ambito socio-economico: "Siamo quello che mangiamo?". 3. Ambito storico-politico: Destra e sinistra: "I giovani e la militanza politica: riflessioni sul senso di appartenenza alle correnti politiche e sull'impegno in prima persona". 4. Ambito scientifico: Enrico Fermi.
TIPOLOGIA C. Tema Storico Anni '70: partendo da una frase dello storico Eric Hobsbawm famoso per il concetto di 'secole breve'.
TIPOLOGIA D. Tema di Attualità: "Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti": partendo da questa frase di Andy Warhol si chiede di analizzare il valore assegnato alla fama effimera nella società odierna.

Svolgimento.

Energia. Cosa ce ne frega a noi dell'energia, in un mondo dove conta più l'apparire dell'essere? La mia idea non ha fondamenta di sabbia se non ha colore, rosso o nero che sia. In fondo è vero, siamo solo quello che mangiamo. Chiedetelo ad un bimbo dello Zimbawe se avete dei dubbi. Ma sapete la novità? Nessuna tristezza, un giorno anche lui sarà famoso per almeno 15 minuti in un telegiornale. E quel giorno sarà esplosione mediatica e fastidioso piagnisteo. "Beh, sempre meglio dell'esplosione che hanno attribuito a me" direbbe un mio omonimo, con gli occhi velati di tristezza.
Mi correggo, chiedendo venia, perché in queste righe ho scritto di tutto e di niente, facendomi prendere da amore, odio e passione. A noi dell'energia ci frega, ma solo di una: dell'alto grano d'oro. Quello che non si mangia, però.

Enricuzzu

martedì 14 giugno 2011

Non ci sono scorciatoie...

Miami, FL (USA)
June 13rd

Una sera, quando vivevo a New York, andando da Manhattan a Flushing, ebbi la brillante idea di sperimentare una strada nuova, “così accorcio”. Presi una metro diversa dal solito, spinto da chissà qualche convinzione topografica e la certezza di aver trovato la scociatoia che mi avrebbe fatto risparmiare i quarantacinque minuti della solita linea viola. Troppo furbo, io. Ero convintissimo. Infatti sbagliai. Scesi dal vagone e lessi il nome della stazione sbagliata, Morris Park.

Ieri avevano provato a venderci il Basket come un album di figurine. Lo compro, lo completo e tutti mi battono le mani. Quel giorno che ci provarono, andò in onda “The Decision”. Avevano appena visto la luce – e che luce – i Big Three. Storcevi il naso? Invidioso, pussa via. Dai sediolini spuntavano i bimbi che si domandavano dubbiosi “Ma a pallacanestro non si gioca in 5?”. Siete troppo piccoli per capire, quando sarete grandi vi spiegheranno che a Cleveland si giocava addirittura in 1. Pensa un pò tu ora che ce ne sono 2 in più! E da quel giorno l’invidia crebbe ancora di più, a dismisura. L’invidia verso quegli anonimi “altri 2″ che prendevano lo stipendio – e che stipendio, mica due fichi – guardandola, la partita. LeBron schiacciava con la mano dietro il collo e loro due applaudivano mangiando un Hot Dog. Wade stoppava, se la passava, entrava in percussione, faceva sponda sul tabellone e poi segnava da 3 e loro due applaudivano sorseggiando una birra. Bosh litigava con tutti e incitava il pubblico e loro due applaudivano guardando la scena dal parqeut, gratis. “Ed io che ho pagato 800 dollari per essere in prima fila?” tuonava uno spettatore all’AA Arena. Stai zitto, invidioso!

Poi un giorno arrivarono quei bruti con le maglie blu, che facevano una cosa fuori dal mondo. Un’immonda porcheria: si passavano la palla. Mi fa schifo solo a scriverlo. Passi la palla e ne vinci una. Passi la palla e ne vinci due. Passi la palla e ne vinci tre. Passi la palla e… ma mica mi starai dicendo vero? Si, si sono fregati l’anello. Pubblico ammutolito. Miami stupefatta. Mostarda che cola dalle bocche aperte di chi ha ancora l’Hot Dog in mano. Massì in fondo che ci frega, tanto quel bruttone di Nowitzki mica può migliorare l’aspetto con quell’anello al dito. Ma è proprio li che un bimbo ti bussa alle spalle e ti affonda con una sconquassante verità: “Amico, lui con una pettinata si mette a posto ed è presentabile. Ma a te quell’anello mica lo danno in regalo con le figurine.”. Ti saluta e continua a bere la sua Coca Cola.

Ripenso a quella volta che sbagliai metro. Scesi dal vagone e lessi il nome della stazione sbagliata. Morris Park – sticazzi – Bronx. Vento gelido, peli ritti, gran cagotto e tornai indietro, rifacendo la solita, vecchia, carissima strada lunga. Quella sera non erano ancora nati i Big Three e Nowtzki era ancora alle prese sul come pettinarsi i capelli per essere presentabile, ma io avevo già capito. Nella vita non ci sono scorciatoie. Che ci piaccia o no.

lunedì 13 giugno 2011

Le lacrime rosa del Mister

Palermo, (Italy)
June 13rd

Quella sera ero li, seduto sul sediolino, con gli occhi persi nel vuoto di uno stadio illuminato ma troppo buio per la mia passione. Due lacrime lente scivolavano sulla maglia. Il rosa si scioglieva diventando di un grigiore tenue al contatto con loro. Poi lei, caro Mister, fece un passo verso centrocampo e i miei occhi tornarono vivi, inseguendola nel verde come un girasole segue il suo sole. E un’altra lacrima solcò il mio viso, prendendo come trampolino le mie labbra che si piegavano in un sorriso buono e tuffandosi nuovamente nel rosa della maglia. Ed il mio urlo si perse nell’eco della storia di Roma.

Un giorno, lei disse che sarebbe andato via. Che i giocatori sarebbero andati via. Che il Presidente sarebbe andato via. Ma quella maglia sarebbe restata sempre. Aveva ragione a metà. Perché su quella maglia dotata di imperitura immortalità da quel 29 Maggio 2011 saranno sempre impresse quelle due lacrime. Che lei mi ha fatto versare per felicità, quel giorno che credevo non sarebbe arrivato mai. Le finali le perde solo chi ha la forza di giocarle e lei – come nessun altro – a quella finale ci ha portato mano nella mano come un padre che fa crescere i suoi figli.

Orgoglio. Forza. Tenacia. Sogno. Desiderio. Illuminazione nel non vederlo sempre e solo irraggiungibile. Raziocinio. Pazzia. Lacrime. Felicità. Sentirsi biondi con gli occhi azzurri. Le parole non potranno mai raggiungere le emozioni che lei ci ha regalato e resteranno sempre indietro, lente e stanche. Domani sarà un altro giorno e altri uomini porteranno sulle spalle il nome del Palermo. Ma quelle emozioni vivranno per sempre. E lei per sempre resterà impresso in quelle lacrime di gioia sulla mia maglia. Se ne faccia una ragione, caro Mister.

Grazie di tutto.