Strasbourg (France),
Strasburgo - Lione. Ligue 1 francese. Quando Mouloungui entra in maniera scomposta su Fabio Grosso molti si preoccupano. Altri, intuendo la pericolosità, si augurano che non sia nulla di grave. Jean Marc Furlan, allenatore dello Strasburgo invece, sciorina saggiamente una serie di complimenti al calciatore italiano. “Italiano di merda… razza di macaroni” si legge dal labiale. Poi ancora “…rital” in seconda battuta. Per chi non lo sapesse, quest’ultima parola era usata in passato in maniera dispregiativa dai francesi per apostrofare gli italiani emigrati, rei di non saper correttamente pronunciare la “r francese”. In altre parole, razzismo. Razzismo strano forse, razzismo a cui non siamo abituati, ma pur sempre razzismo. Una sorta di razzismo bianco che per una volta lascia da parte i coloured ma non il concetto di ‘diverso’. Quel diverso che va indicato, deriso e disprezzato. Quel diverso che genera tanto accanimento da chi, in fondo, forse ne teme la superiorità.
Nei secoli, il razzismo ed il disprezzo per tutto ciò che fosse diverso, ha mosso l’uomo nel suo folle cammino a ritroso lungo il sentiero dello sviluppo socio-culturale. Lo ha accompagnato fedelmente, ritardandone l’evoluzione ed incontrando raramente la sua opposizione.
Ricordo che cominciai a parlare di razzismo quando avevo 12 anni. Perché come scrive Tahar Ben Jelloun nel suo libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, a quell’età si è già abbastanza grandi per conoscere il tema. Nella tesina accuratamente rilegata per gli esami delle scuole medie, parlai di tratta degli schiavi, di olocausto e di Martin Luther King, quell’eroe il cui sogno fu reso immortale dal codardo che gli chiuse la bocca in un balcone di Memphis nell’Aprile del 1968. Ricordo il fervore con cui mi battevo sul tema allora e ringrazio il cielo che lo stesso fervore è tutt’oggi dentro me. E’ forse per questo che io sono affetto dalla sindrome opposta al razzismo, una sorta di attrazione, di amore, verso tutto ciò che è diverso da me. Che sia il colore della pelle, che sia la religione, che sia la cultura, per me il diverso è una cosa da scoprire, da conoscere, da abbracciare e da far camminare con noi, mano nella mano. Perché, parafrasando una nota pubblicità, chi la pensa diversamente altro non è che l’anello debole della catena dello sviluppo umano. Perché non riesce a comprendere a pieno le capacità dell’UOMO.
Alcuni giorni dopo l’episodio in Ligue 1 arriveranno le scuse dell’allenatore. La giustizia sul campo però, arriva prima. Al 68’ su un cross spiovente in area, Fabio Grosso sale fino in cielo e schiaccia di testa la palla nella rete dello Strasburgo. 2-1, vittoria e scudetto più vicino. Alla faccia del razzismo.
Enricuzzu
(nella foto) Fabio Grosso, il terzino sinistro ex Palermo, ora in forza all'Olympique Lyonnais
Strasburgo - Lione. Ligue 1 francese. Quando Mouloungui entra in maniera scomposta su Fabio Grosso molti si preoccupano. Altri, intuendo la pericolosità, si augurano che non sia nulla di grave. Jean Marc Furlan, allenatore dello Strasburgo invece, sciorina saggiamente una serie di complimenti al calciatore italiano. “Italiano di merda… razza di macaroni” si legge dal labiale. Poi ancora “…rital” in seconda battuta. Per chi non lo sapesse, quest’ultima parola era usata in passato in maniera dispregiativa dai francesi per apostrofare gli italiani emigrati, rei di non saper correttamente pronunciare la “r francese”. In altre parole, razzismo. Razzismo strano forse, razzismo a cui non siamo abituati, ma pur sempre razzismo. Una sorta di razzismo bianco che per una volta lascia da parte i coloured ma non il concetto di ‘diverso’. Quel diverso che va indicato, deriso e disprezzato. Quel diverso che genera tanto accanimento da chi, in fondo, forse ne teme la superiorità.
Nei secoli, il razzismo ed il disprezzo per tutto ciò che fosse diverso, ha mosso l’uomo nel suo folle cammino a ritroso lungo il sentiero dello sviluppo socio-culturale. Lo ha accompagnato fedelmente, ritardandone l’evoluzione ed incontrando raramente la sua opposizione.
Ricordo che cominciai a parlare di razzismo quando avevo 12 anni. Perché come scrive Tahar Ben Jelloun nel suo libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, a quell’età si è già abbastanza grandi per conoscere il tema. Nella tesina accuratamente rilegata per gli esami delle scuole medie, parlai di tratta degli schiavi, di olocausto e di Martin Luther King, quell’eroe il cui sogno fu reso immortale dal codardo che gli chiuse la bocca in un balcone di Memphis nell’Aprile del 1968. Ricordo il fervore con cui mi battevo sul tema allora e ringrazio il cielo che lo stesso fervore è tutt’oggi dentro me. E’ forse per questo che io sono affetto dalla sindrome opposta al razzismo, una sorta di attrazione, di amore, verso tutto ciò che è diverso da me. Che sia il colore della pelle, che sia la religione, che sia la cultura, per me il diverso è una cosa da scoprire, da conoscere, da abbracciare e da far camminare con noi, mano nella mano. Perché, parafrasando una nota pubblicità, chi la pensa diversamente altro non è che l’anello debole della catena dello sviluppo umano. Perché non riesce a comprendere a pieno le capacità dell’UOMO.
Alcuni giorni dopo l’episodio in Ligue 1 arriveranno le scuse dell’allenatore. La giustizia sul campo però, arriva prima. Al 68’ su un cross spiovente in area, Fabio Grosso sale fino in cielo e schiaccia di testa la palla nella rete dello Strasburgo. 2-1, vittoria e scudetto più vicino. Alla faccia del razzismo.
Enricuzzu
(nella foto) Fabio Grosso, il terzino sinistro ex Palermo, ora in forza all'Olympique Lyonnais
7 commenti:
Complimenti ad Enrico...
La penso come te sotto tutti i punti di vista...
Il razzismo è una delle piaghe, insieme alla mafia, che sono da sconfiggere da sempre nella nostra società...
Vivà la diversità, perchè ci aiuta a crescere ed a conoscere..
Veramente bravo,
sei riuscito a trattare un tema così importante usando le parole giuste, tanti complimenti.
P.S. Fabiuccio torna a casa :-)
E bravo il caro Enricuzzo!!!!
Non pensavo che fossi' cosi' sensibile a questi problemi per i quali mi batto da sempre.
E la vedo proprio come te, anche io amo la diversita' ( nessun commento ironico please) e credo che tutti possiamo imparare da essa. Bravo Enricuzzo!
Londoner
E comunque mi aggrego all'invito fatto da Tizia : Fabio Grosso UNO DI NOI...torna a casa!
Londoner
Tiberio ma non mi hai detto che sei mafioso??? Ora vuoi sconfiggere la mafia??? ah ah ah
Londoner
Eeeeh Maurizio,
al lupoooo... ;-)
Mauri..ma che dici??
Posta un commento