Ci sono uomini troppo normali per essere degli eroi, ma troppo eroi per essere normali. Degli uomini condannati a vivere nella linea di mezzo che separa l’ombra dalla luce dell’Olimpo. Quegli uomini che in silenzio compiono mirabolanti gesta e infine chinano la testa, lasciandole raccontare ad altri, i quali si spera, sappiano usare bene le parole per descriverne adeguatamente l’immensità.
La gente ammira l’eroe che infila il colpo finale nel petto del nemico, ma non degna di uno sguardo colui che le spalle dell’eroe le ha coperte a suon di fendenti da mille nemici. E l’anonimo soldato si ritrova da solo a pensare che il destino non gli ha donato la potenza di Bresciano, ne i piedi di Amauri, ne tantomeno la fantasia di Miccoli. Ma solo un cuore grande cosi, che a fatica si contiene nel petto. Quel petto su cui è cucita quella maglia rosa che in molti han tentato di staccargli senza esito. “Da Palermo non mi muovo”, sibilò con occhi bassi un caldo pomeriggio di quest’estate, quando volontà superiori lo volevano lontano. E nessuno fiatò più. E lui continuò a correre, illuminandosi d’immenso alla vista delle maglie avversarie. Quelle che lui sa come fermare, come afferrare fra le dita e lasciarle dimenare fino allo sfinimento. Ibrahimovic di qua, Kaka di la, Del Piero così, Totti colì. Il soldato nell’ombra li ha fermati tutti, buttandoli faccia a terra, in barba al loro blasone. Nel silenzio di una goccia di sudore che scivola lenta dalla fronte fino al cuore. C’è chi lo fa per la gloria, chi lo fa per la maglia. Perché la gente si alzerà in piedi ad un tacco di Cavani, ma abbozzerà solo un applauso al decimo recupero del soldato nascosto. Quello invisibile. Quello che ti abbatte i nemici alle spalle. Quello che i nemici, appena lo vedono uscire coi crampi, salutano coi gradi di un generale, tirando un respiro di sollievo. Fiuu, meno male che non c’è più. Perché per un cuore che vuole volare, ahimè c’è una gamba che trema. Stavolta da Palermo lo hanno fatto muovere. E se nel calcio non ci sarà mai riconoscenza, il soldato rosanero saprà sempre che Palermo, per lui, verserà lacrime e scroscerà applausi sonanti.
Perché grandi calciatori si può anche diventare, ma Peppino Biava si nasce.
Enricuzzu
LA LETTERA DI BIAVA
La gente ammira l’eroe che infila il colpo finale nel petto del nemico, ma non degna di uno sguardo colui che le spalle dell’eroe le ha coperte a suon di fendenti da mille nemici. E l’anonimo soldato si ritrova da solo a pensare che il destino non gli ha donato la potenza di Bresciano, ne i piedi di Amauri, ne tantomeno la fantasia di Miccoli. Ma solo un cuore grande cosi, che a fatica si contiene nel petto. Quel petto su cui è cucita quella maglia rosa che in molti han tentato di staccargli senza esito. “Da Palermo non mi muovo”, sibilò con occhi bassi un caldo pomeriggio di quest’estate, quando volontà superiori lo volevano lontano. E nessuno fiatò più. E lui continuò a correre, illuminandosi d’immenso alla vista delle maglie avversarie. Quelle che lui sa come fermare, come afferrare fra le dita e lasciarle dimenare fino allo sfinimento. Ibrahimovic di qua, Kaka di la, Del Piero così, Totti colì. Il soldato nell’ombra li ha fermati tutti, buttandoli faccia a terra, in barba al loro blasone. Nel silenzio di una goccia di sudore che scivola lenta dalla fronte fino al cuore. C’è chi lo fa per la gloria, chi lo fa per la maglia. Perché la gente si alzerà in piedi ad un tacco di Cavani, ma abbozzerà solo un applauso al decimo recupero del soldato nascosto. Quello invisibile. Quello che ti abbatte i nemici alle spalle. Quello che i nemici, appena lo vedono uscire coi crampi, salutano coi gradi di un generale, tirando un respiro di sollievo. Fiuu, meno male che non c’è più. Perché per un cuore che vuole volare, ahimè c’è una gamba che trema. Stavolta da Palermo lo hanno fatto muovere. E se nel calcio non ci sarà mai riconoscenza, il soldato rosanero saprà sempre che Palermo, per lui, verserà lacrime e scroscerà applausi sonanti.
Perché grandi calciatori si può anche diventare, ma Peppino Biava si nasce.
Enricuzzu
LA LETTERA DI BIAVA
I gol di Toni, la rete di Emanuele Filippini e la festa che esplode vera, genuina, indimenticabile. Una festa che fa parte della mia vita. Quel 29 maggio non lo dimenticherò mai. E’ il giorno in cui il “mio” Palermo ritornava in serie A dopo tanti, troppi anni trascorsi lontano dal calcio che merita una città straordinaria. Io, che avevo sempre giocato nella mia terra e sempre in campionati lontano dalle cronache nazionali, mi sentivo quasi un 'intruso' in quella squadra di campioni e in quel palcoscenico straordinario che è lo stadio Renzo Barbera. Uno stadio che, anno dopo anno, è diventato casa mia, così come considero casa mia una città che mi ha fatto crescere tanto, tantissimo come calciatore, ma soprattutto come uomo. Mi dicevano che Palermo fosse una “piazza esigente” e che “metteva troppa pressione”, io, sinceramente ho conosciuto “un’altra” città. Una città che ti accoglie con affetto, ti riempie di attenzioni, ti abbraccia ad ogni angolo di strada e ti incita ad ogni minuto di partita. Non ho segnato i gol di Toni o Amauri, non ho messo in mostra la classe di Corini o Zauli e non ho la falcata di Grosso, eppure la gente di Palermo mi ha ugualmente fatto sentire un campione come loro. Grazie a Palermo, e grazie al Palermo sono diventato un calciatore di serie A ed un calciatore di Coppa Uefa giocando in stadi che pensavo fossero per me “inaccessibili”. Devo ringraziare il presidente Zamparini che mi ha sempre apprezzato e devo ringraziare il direttore Foschi che mi ha voluto in rosanero quando giocavo nell’Albinoleffe. E devo ringraziare tutta quella gente che lavora nell’ombra per fare grande il Palermo. Ma un grazie, vero e sincero, attraverso gli amici di stadionews, lo devo ai tifosi rosanero che oggi lascio dopo cinque splendide, straordinarie, indimenticabili stagioni trascorse insieme. Spero che il Palermo possa raggiungere un giorno il traguardo della Champions League. Quel giorno io sarò allo stadio a tifare insieme a voi per i colori rosanero.
Beppe Biava
(fonte della lettera e della foto: http://www.stadionews.it/)
Beppe Biava
(fonte della lettera e della foto: http://www.stadionews.it/)
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