sabato 26 gennaio 2008

Il pallone di Martin

Martin abitava la. In quella casetta sulla riva della spiaggia di non so dove. Era chiusa in una conca, e per vederla ci dovevi passare di proposito. E la gente lo faceva. Ci passava di proposito.
Si perchè girava voce che questo vecchietto dalla barba lunga e splendente mettesse alla prova le persone con un pallone di calcio. "Calcialo fra le onde", ti sussurrava "e scoprirai la vita". Branchi di uomini passavano da quella spiaggia e molti avevano timore di chiedere, avvicinarsi a quel Martin che più che un saggio sembrava un mendicante che viandava con la spuma delle onde ai piedi. Ma lui ti si avvicinava sereno, con un sorriso caldo e ti sussurrava le sue parole.
Quel giorno Martin si avvicinò ad un tipo distinto, sulla quarantina, con camicia bianca splendente aperta sopra i bermuda. Lo guardò e gli porse un pallone. "Calcialo... e mandalo al di sopra delle onde. Se riuscirai in ciò, avrai il dono dell'autorealizzazione nella vita. Non avrai più obbiettivi da raggiungere e ti troverai fra le mani tutto quello che vorrai". Il signore allora sorrise, si rimboccò le maniche e guardò il mare. Le onde erano alte ma non altissime. Prese la ricorsa, calciò ma la palla fu inghiottita da un'onda spuntata all'improvviso. Calò la testa in segno di disappunto e si girò... Martin non lo stava guardando, ma stava giocherellando con la sabbia. "Pazienza" gli sussurrò e il tipo si allontanò sconsolato, mentre il pallone cavalcando una lenta onda tornava a riva.
Il giorno dopo un gruppetto di turisti passò da quella spiaggia. Un giovane trentenne guardò Martin con un sorriso accattivante e Martin glielo ricambiò. E gli passò il pallone. "Cosa fai nella vita ragazzo?" - "Vinco". Martin gli poggiò una mano sulla spalla e gli sussurrò le sue parole: "Più alto delle onde. Mai più obbiettivi. Tutto quello che vorrai. Calcialo!". Il giovane si levò la maglietta, prese la rincorsa e calciò fortissimo. Il pallone si perse in aria e poi dentro un'onda. Testa bassa. Martin era sempre li, distratto, ad ascoltare l'eco di una conchiglia. "Tu ci prendi in giro vecchio!" urlò il giovane allontanandosi velocemente. Le parole si persero nella risacca, mentre la conchiglia continuava a sussurrare la storia del mare ed il pallone, lento, tornava a riva cullato dalle onde.

Il giorno dopo ancora arrivò un giovanotto. Alto, moro e scanzonato. Martin lo adocchiò e gli lanciò la palla. "E che faccio?" chiese dubbioso il giovane. Martin si avvicinò come sempre, con aria di mistero e gli sussurrò "Guarda le onde. Sono alte. Ma se riuscirai a calciare il pallone più alto di loro ti sarai autorealizzato. Non avrai più obbiettivi nella vita e potrai stringere fra le mani tutto ciò che vorrai.". Martin poggiò il pallone sulla riva e fece due passi indietro. Il giovane guardò la palla e poi le onde. Si, si potevano superare. Fece tre passi indietro per la rincorsa e si fermò. La brezza sfiorava le guancie e alzava piccoli granelli di sabbia che si illuminavano al sole come piccoli segreti. Il giovane abbassò la testa e si girò verso Martin. "No, non voglio calciare". Martin lo guardò impassibile. "Non voglio perche voglio continuare ad avere un obbiettivo nella vita. Quando ne raggiungerò uno ne voglio un altro. E un altro ancora. Perchè se nella vita non abbiamo tutto un motivo c'è.". Martin si alzò dalla sabbia e lo abbracciò fortissimo mentre il sole tramontava su di loro nascondendo una piccola lacrima che sgorgava dai loro visi. Chi ha tutto fra le mani, il giorno che ne ha la consapevolezza, perde tutto improvvisamente. Martin lo sapeva e aveva un obbiettivo nella vita: farlo capire agli altri. Quel ragazzo aveva un pallone davanti ma non voleva perdere. Non lo ha calciato. Perchè nella vita siamo sempre troppo impegnati a pensare a cosa vogliamo per renderci conto di quello che già abbiamo o delle verità che ci sfiorando i piedi come la spuma delle onde senza che ce ne accorgiamo e lente se ne tornano via, perdendosi, in mezzo l'oceano.

Il giorno dopo un gruppo di ragazzi si incamminò su quella spiaggetta alla ricerca di Martin. Ma lui non c'era più. Al posto della sua casetta c'era una conchiglia luminosa sulla sabbia che urlava sottovoce la voce del mare e una verità che non riusciremo mai a sentire. Sulla riva, un pallone andava e tornava lento sulla spuma delle onde. Lo stesso pallone che io non ho voluto calciare.

Enricuzzu

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"nella vita siamo sempre troppo impegnati a pensare a cosa vogliamo per renderci conto di quello che già abbiamo.." in questi giorni mi sono resa conto di avere te e per me questo è STUPENDO!!!
un bacione enorme
una tua "amichetta speciale"

Anonimo ha detto...

Ogni tuo racconto è motivo per me di grande arricchimento.
Adoro leggerti e non smetterei mai di farlo,
hai la grande capacità di riuscire a farmi sognare ad occhi aperti.
Enricuzzu sei veramente unico ed essenziale,
sei l'unica persona che riesce a farmi ridere,
riflettere e incazzare contemporaneamente.
Ti voglio bene

Salvo ha detto...

Complimenti anche da parte mia Enricuzzu, ho visto che anche tu sei amico del MITICO Tiberio e sono venuto a "trovarti" nel tuo blog. Scrivi davvero bene, verrò a trovarti più spesso. Quando vuoi e se ti va vieni a trovarmi anche tu.
Ciao
Salvo

Anonimo ha detto...

Compare sai cosa mi rode? Il fatto che è sono passati oltre 2 anni da quando ti ho detto per la prima volta che sprecato a non fare il giornalista.
Non mi resta che continuarti a pigghiari a parulazzi e a sfidarti ad arancine o pane e crocche in singolar tenzone ;-)

Anonimo ha detto...

Enrico per favore quella "è" di troppo sul mio commento e ci aggiungi un "6" dopo il "che"??
ahahahahahahah sono fuso di prima mattina.

azzieee

Enricuzzu ha detto...

Grazie ragazzi.
Le parole scritte vivono per gli occhi di chi le legge!
V'abbrazzo a uno a uno!
Enricuzzu

Anonimo ha detto...

ciao compare fanatico e pazzo di tutto cio' che è rosanero... e si fossi sindaco una delle prime cose che farei sarebbe mutare i colori degli stemmi e confaloni civici in rosa nero... sono quelli ..sono questi i colori che sentiamo nella pelle nelle vene nell'anima e nell'orgoglio sempre e cmq.. al di la di una sconfitta 3 10 consecutive.L'ORGOGLIO DELLA NS APPARTENENZA, IL RICONOSCIMENTO DELLA NS IDENTITA' SINTETIZZATA IN QUEI UNICI ED INIMITABILI COLORI,CHE SONO PALERMO, NOI SEMPRE E OVUNQUE.. il rosa e il nero, il dolce e l'amaro della vita!PALERMO è la coincidenza armoniosa degli opposti!L'ossimoro x eccellenza!Ma questo è il suo disarmante splendore.
forza Palermo frate'..
Marco..Jonas!

ps maro' chi semu fusi...:O)