Alla mia destra il pennone centrale dove un tempo sorgevano gli spalti, ha ancora ammainata la bandiera granata. Per non dimenticare mai. Alla mia sinistra vedo l’unica tribunetta rimasta dell’intero stadio. Quattro gradini che si scavalcherebbero con un tiro calciato male. Tutto intorno il nulla. Ma a me continuano a tremare le gambe. Se possibile, più di prima. Mi poggio al palo di una porta per sorreggermi. Mi creda sulla parola chiunque mi legga, non ho mai visto uno stadio più maestoso di quello. Un qualcosa che ti incute un rispetto tale da farti deglutire a fatica. Uno stadio che per assurdo non c’è, ma che senti dentro fortissimo.
Ripenso a quel maledetto 4 Maggio del ’49, quando un tragico destino mise fine alla più bella favola del calcio italiano. Mi scivola una lacrima che asciugo subito. Chiudo gli occhi e faccio un respiro forte. Un alito di aria fredda mi sfiora la guancia. Capisco che è il momento di andare. Faccio un segno della croce ed a testa bassa, in rispettoso silenzio, esco dal campo. La nebbia riavvolge lenta quel luogo mistico. Quello stadio che non c’è, ma che non morirà mai.
“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in ‘trasferta’” (Indro Montanelli)
Enricuzzu
5 commenti:
Complimenti anche questa volta sei riuscito a farmi emozionare.
Mi sembra di essere anch'io dentro lo stadio Filadelfia, intravedo la nebbia che nasconde il pennone centrale e quasi riesco a sentire l'odore dell'erba sotto i piedi.
Enri sei un grande !!!
Mi sa che l'odore dell' "erba" lo sentivi veramente. E non quella del campo. Dato che neanche ricordi che eravamo insieme, quella sera, al Filadelfia di Torino. ;-)
Una vasata!
Se sentivate l'odore dell'erba il motivo potrebbe essere stato un altro: eravate fusi ;-)
Peppe, credimi... qui sei tu il più FUSO di tutti! ;-)
Ciao Enri,
bellissimo questo articolo, anche se già te lo avevo detto...
Cmq mi piace il tuo blog, continua così mi raccomando...
Un bacione Marzietta
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