martedì 26 febbraio 2008

L'erba di S.Siro, la statua e gli 89 minuti

Forse sarà l’erba di S. Siro. Forse sarà la fresca aria della Madonnina. O forse sarò io allo stadio. Fatto sta che da due anni a Milano, fra le maglie rossonere spunta una statua immobile. La statua di un uomo capolavoro della biomeccanica aliena ieri, ma cugino di primo grado dell’introvabile Godot oggi. La statua di un uomo che, in un mondo in cui tutti parlano fin troppo, ha sempre detto pochissime parole ma sudato tanto. La statua di un uomo che non conosce maschere per se stesso, neanche quando c’è da auto criticarsi davanti le telecamere. La statua di un uomo a cui è stato chiesto sacrificio e ancora sacrificio in un ruolo non suo e che in silenzio ha eseguito.
Al 9’ mi sono sentito male al Meazza. Avevo la sciarpetta in mano quando ho visto un “tignuso” entrare in spaccata e buttare la palla dentro. Il silenzio di S. Siro è durato un secondo lunghissimo, ma è stata la melodia più dolce che ho ascoltato quest’anno. Ho urlato. Tantissimo. Poi ho visto la statua e ho dato un nome a quel “tignuso”. Li ho perso la testa, ho fatto vibrare le corde vocali fino a non sentir più voce uscire dalla mia bocca e alzato il mio “boss”, un metro e ottantasette per novantadue chili di cristiano, venuto per l’occasione con me allo stadio, come se fosse una sediolina di plastica. Lo avevo scordato. Avevo scordato come si perde la voce per le urla. Avevo scordato come si trema di passione rosanero. E ho ritrovato tutto in quel minuto numero nove.
Gli altri ottantanove li ho vissuti in frenesia, agitandomi, cantando, tremando, urlando ma comunque sentendomi vivo. Ne ho vissuti solo ottantanove, perché l’ultimo l’ho cancellato. Ho cancellato quell’ultimo minuto di incredibile follia, che ha offeso me, Palermo ed il calcio. Quell’ultimo minuto in cui ho visto, dal terzo anello dello stadio, Amauri agganciato in area e l’arbitro, impaurito, che faceva cenno di continuare. Quell’ultimo minuto in cui ho visto quel dannatissimo Inzaghi lasciato solissimo in area da chi, da difensore, ha anche alzato una Coppa del Mondo. Cancellato, tutto cancellato. Troppo grande l’offesa, troppo grande la rabbia.
Ottantanove minuti. Questi resteranno segnati nel fermo immagine del mio film a Milano. Ottantanove minuti per essermi sentito vivo. Fra l’erba di S. Siro e una statua che fu.

Enricuzzu

(nella foto) Mark Bresciano festeggia lo 0-1 sul Milan con la "statua".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Chissà perchè ancora prima di esultare per il gol del Palermo ti ho pensato :-)

Anonimo ha detto...

Ho apprezzato molto qst tuo elogio a Mark, siamo ormai in poki a difenderlo ma è bello sapere ke c'è qualcun'altro ke la pensa cm me!! daii Mark noi siamo cn te! 1000 di queste statue!! ;)
DANIELA