Ricordo che quella sera di sedici anni fa mi legai il giubbino più stretto. Era Maggio, ma c’era stranamente un'aria fredda in giro. Ero piccolo, ma lo leggevo negli occhi della gente che camminava. Chiedevo a mia mamma ma mi rispondeva come si fa a chi è troppo piccino per capire. Ma avevo capito. Nel mio piccolo avevo capito che se n’era andata qualcosa da Palermo. Se n’era andato qualcuno dal cuore dei palermitani.
I giorni seguenti ricordo la miriade di striscioni appesi per la scuole. Tutti che urlavano rabbia al cielo, bagnati dalle lacrime e inneggianti un solo nome. E’ li che realizzai cosa è la mafia. Un’ombra oscura, che ovunque andremo ci seguirà maligna e terrificante. E capii che mi faceva schifo. Lo urlai al cielo perché ho sempre creduto che se di una cosa ti vergogni ma non puoi evitarla, serve a poco nasconderla. Quell’uomo su quell’ombra ci camminò sopra sprezzante come pochi ebbero coraggio di fare. Ma quell’ombra oscura, quel 23 Maggio del 1992, lo fece saltare in aria con una carica di 500 chili di tritolo.
Anni dopo rabbrividii quando mi dissero che mio padre, atterrato con un volo quel giorno, in parallelo con quell’uomo, mancò l’appuntamento col tritolo per pochi minuti, avendo perso tempo bevendo un caffè all’aeroporto. E riecheggia nella mia mente quella sensazione immortale nel risentire quel botto mostruoso che ci sconquassa le coscienze. In quanti avremmo avuto il coraggio di fare quello che fece lui? Di urlare che la mafia fa schifo non da dietro una tastiera ma dall’alto di una montagna dove c’è il rischio di cadere?
Quell’uomo non ci ha mai giudicato, ma gli piaceva parafrasare J.F. Kennedy nel dire che “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.”
Quel pomeriggio di quindici anni fa, la mafia riuscì ad uccidere un uomo. Ma non riuscì minimamente a scalfirne il nome. Giovanni Falcone vive accanto a noi.
In memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Enricuzzu
(nella foto) Giovanni Falcone
I giorni seguenti ricordo la miriade di striscioni appesi per la scuole. Tutti che urlavano rabbia al cielo, bagnati dalle lacrime e inneggianti un solo nome. E’ li che realizzai cosa è la mafia. Un’ombra oscura, che ovunque andremo ci seguirà maligna e terrificante. E capii che mi faceva schifo. Lo urlai al cielo perché ho sempre creduto che se di una cosa ti vergogni ma non puoi evitarla, serve a poco nasconderla. Quell’uomo su quell’ombra ci camminò sopra sprezzante come pochi ebbero coraggio di fare. Ma quell’ombra oscura, quel 23 Maggio del 1992, lo fece saltare in aria con una carica di 500 chili di tritolo.
Anni dopo rabbrividii quando mi dissero che mio padre, atterrato con un volo quel giorno, in parallelo con quell’uomo, mancò l’appuntamento col tritolo per pochi minuti, avendo perso tempo bevendo un caffè all’aeroporto. E riecheggia nella mia mente quella sensazione immortale nel risentire quel botto mostruoso che ci sconquassa le coscienze. In quanti avremmo avuto il coraggio di fare quello che fece lui? Di urlare che la mafia fa schifo non da dietro una tastiera ma dall’alto di una montagna dove c’è il rischio di cadere?
Quell’uomo non ci ha mai giudicato, ma gli piaceva parafrasare J.F. Kennedy nel dire che “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.”
Quel pomeriggio di quindici anni fa, la mafia riuscì ad uccidere un uomo. Ma non riuscì minimamente a scalfirne il nome. Giovanni Falcone vive accanto a noi.
In memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Enricuzzu
(nella foto) Giovanni Falcone
5 commenti:
Che dire?
Ogni pensiero di quel giorno è motivo di lacrima..nessuno dimenticherà mai dov'era quel giorno o che faceva...
Ma l'importante è che per noi quell'uomo, sua moglie e la sua scorta non siano mai dimenticati e che siano un esempio per tutti noi...
Un abbraccio
Tiberio
come dice qualche manifesto in città
EROI PER SEMPRE!
Per sempre Alessandro, per sempre! ;-)
da Buon Palermitano dico;
W PALERMO E SANTA ROSALIA!!!
ti aspetto nel mio blog.
ciao
Tuo padre prese un caffé all'aeroporto...io, pressato dal desiderio delle polpette di ricotta del Trabinis rinunciai al bagno a Favignana, traghettai subito fino a Trapani e andai al ristorante, da Clara. Ho così anticipato di 1/4 d'ora la mia partenza per Palermo, e arrivai a casa giusto in tempo per vedere in TV l'orrenda notizia. Senza quell'anticipo sarei passato per il ponte di Capaci proprio all'ora X. All'orrore sociale per la tragedia ho sempre dovuto abbinare il mio orrore personale. Però, si vede che non era ancora la mia ora! detto questo, che dire? Si è trattato di uno dei tanti lutti a cui la Mafia ci ha abituato. Procedo in ordine sparso: Terranova, Dalla Chiesa, Libero Grassi, Livatino, Borsellino,...Ma questa dannata schifezza non avrà mai fine?
Giorgione
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